lunedì 9 giugno 2008

Allegria di naufragi
in L'Allegria
Vita d'un uomo. Tutte le poesie
Mondadori, 2005
I Meridiani Collezione,
LXIII-906 p; Euro 12,90

el 1919 esce la seconda edizione della raccolta che sarà battezzata L'Allegria con il titolo Allegria di naufragi, che aggiunge alcune poesie, tra cui la poesia che dà titolo al libro.


ALLEGRIA DI NAUFRAGI
Versa il 14 febbraio 1917

E subito riprende
Il viaggio
Come
Dopo il naufragio
Un superstite
Lupo di mare.

«L’espressione Allegria di naufragi è un ossimoro, cioè parole vicine che hanno però un significato opposto; in questo caso naufrago è colui che si salva dopo una tempesta e la nave viene abbandonata; allegria indica uno stato lieto. Eppure dopo ogni naufragio l’uomo, il superstite sente rinascere in sé la volontà di ricominciare da capo: questa vitalità istintiva è la sua allegria. La duplicità insita in questa immagine si ritrova in tutta la sua produzione, incentrata sulla contrapposizione tra morte – vita, delusione – illusione» (Maurizio Dardano, pagina 792).

Ecco l'interpretazione di Romano Luperini:

«Il successivo titolo Allegria di Naufragi intende innanzitutto indicare il tema rovinoso della guerra, momento della tragedia esistenziale che coinvolge l’uomo. Tuttavia, pur sullo sfondo di tale tragedia, resta l’espressione della vitalità e dello slancio positivo». (La scrittura e l’interpretazione volume 3 tomo III pagina 132 Palumbo editore)

Il viaggio è una metafora della vita e il lupo di mare non si arrende; dopo il naufragio ricomincia a navigare. La poesia è costruita su una similitudine: come un superstite che si salva dopo un naufragio è allegro e felice e riprende il suo viaggio, così chi sopravvive alla guerra è felice di essere salvo e riprende a vivere come sempre.

«Il testamento che Ungaretti ci trasmette con questo frammento lirico si risolve nella tragica forza interiore dell’uomo a non demordere mai, nella determinazione a volere sempre e comunque riprendere il cammino dopo ogni naufragio cui la vita lo sottoporrà, nella risolutezza ad imbarcarsi in sentieri sempre nuovi che conducano alla speranza».(Francesco Puccio, pagina 469).

Ecco il commento di Leone Piccioni:

«Tutta l’esperienza della vita non è – ha detto – che una serie di naufragi; forse tutto un naufragio, ma “una docile fibra dell’universo”, passato un naufragio e restando superstite, né si ferma, né si uccide: riprende il viaggio, ricomincia a sperimentare, procede ancora nella alternanza dell’esperienza, con i momenti conforto (il sole spegne il pianto): la partecipazione docile alle manifestazioni della natura), quelli di riposo, quelli delle esperienze del dolore da compiersi ad occhi aperti»

credit: http://www.italialibri.net

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